Francesco Rubino

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Nato nel 1971 in Puglia, a Barletta, sono giunto a Trento nel 2008 dopo venti anni di vita romana. Una volta chiarito a me stesso che per indole non avrei mai potuto fare il fotoreporter professionista, come a 18 anni avevo anche un po’ desiderato, ho cominciato a fotografare per puro diletto, per una esigenza personale di “raccogliere” momenti, in primo luogo per me stesso, proiettato in un eterno presente, nel qui ed ora che la vita ci propone. La fotografia è un mezzo efficace di espressione che mette al sicuro i miei ricordi, le mie visioni del mondo dal mio stesso oblio. Da qui sono partito, col senno di poi, quando da ragazzino felice possessore della instamatic di famiglia ho cominciato a immortalare gli eventi a cui prendevo parte. In realtà sono, forse da sempre, curioso di forme espressive e linguaggi differenti, dalla musica al teatro, dalla pittura al cinema. Ma sin dai vent’anni, anche se con qualche tira e molla, ho trovato nella fotografia la mia forma espressiva. Nel corso degli anni ho maturato la convinzione che la fotografia non può essere un insieme di generi, che spesso si riducono a regimi di senso; essi sono sicuramente un buon accorgimento, e per certi versi anche utile, per “hashtaggare” il mondo, ma non mi soddisfano del tutto. Sono interessato a raccontare vite, ambienti, eventi, attraverso la fotografia, mi interessa l’intreccio indissolubile delle luci e delle ombre (come metafora dell’esistenza in primo luogo) motivo per cui prediligo il bianco nero a meno che il soggetto del racconto non sia proprio il colore, come in alcuni lavori qui esposti. Il bianco nero mi dà la sensazione di essere più passionale e onirico allo stesso tempo. Del resto come diceva Shakespeare siamo fatti della stessa sostanza dei sogni, e la foto ne è una testimonianza. Se volessi sintetizzare il mio lavoro fotografico fatto in questi ultimi tempi direi che è un percorso tra “mari e monti” e delle forme di vita ad esso correlati. Come dice Paolo Rumiz ne la leggenda dei monti naviganti  “le Alpi cominciano e finiscono nel mare, vi precipitano anzi”, niente di più vero. Sono nato in un paese di mare ma già dai 14 anni, pur avendone solo ammirato le forme e i panorami in fotografie e riviste, ho subìto il fascino della montagna e dell’alpinismo tanto da avvicinarmene e sentirmi sin da subito a casa. È per me quasi scoprire le mie origini, le stesse del mare e della terra insieme; tutto quello che c’è in mezzo, gli uomini, i costumi, gli ambienti della “vita civile”, nelle mie fotografie, li considero frammenti di un paesaggio interiore che vanno ad alimentare la mappa del mio modo di vedere il mondo, con la sua bellezza ma anche con la sua “inquietudine”, con le sue contraddizioni ma comunque sempre pieno di nuovi significati da scoprire o decodificare.

Vivendo la vita come un viaggio, la fotografia non può che essere mia inseparabile compagna.

Il grande equivoco della fotografia? È stato quello di chiamare obiettivo un qualcosa che non ha nulla di obiettività!

Il mio motto fotografico? togliere.

Ah, che sia digitale, analogica o polaroid buona luce a tutti!

Instagram: instagram.com/nynzo_yoshima

Di mare, Di sole, Di sale

 

Di neve, Di bianco e Di nero

 

Il respiro della Terra

 

Intime distanze

 

La roccia dentro